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TRASPORTI

  • AUTO

    Tramite A1/E45 uscita Sala Consilina. Proseguire per Via Ponte Mesole, Via Codaglioni e Via Provinciale del Corticato/SP11i in direzione di Via Pomponio Leto a Teggiano


  • BUS

    Linea Sita Sud 001 "Sala Consilina-Polla-Eboli-Battipaglia

    Compagnia Baltour-Sena-Eurolines

    Compagnia Curcio Viaggi

    Società Gambioli Autolinee


  • TRENO

    Il percorso prevede un cambio, con fermata finale a Sala Consilina, per poi proseguire a piedi fino a Teggiano

Un castello da fiaba nel cuore del Cilento

Il Castello Macchiaroli, situato nella città museo di Teggiano, costruito in epoca Normanna è fra i più importanti dell’Italia meridionale. Appartenuto ai principi di Sanseverino è stato sede di importanti avvenimenti storici come la Congiura dei Baroni nel 1485. Successivamente nel corso dei secoli ha mutato il suo ruolo passando da bellicosa fortezza a tranquilla residenza feudale succedendosi ai vari proprietari fino al 1860 quando, la monumentale struttura, fu acquistata dai Macchiaroli, famiglia che ne è tuttora proprietaria.

Le notizie più antiche del Castello fino al 1862, sono contenute in un privilegio del 27 maggio 1405. Con esso, il re Ladislao di Durazzo concesse ai dianesi – che avevano intrapreso, in ottemperanza a una disposizione regia, la ristrutturazione del castello con la costruzione di una grossa torre – sgravi fiscali e un contributo finanziario dovuto da città e casali del Vallo di Diano in ragione del numero degli abitanti. In quell’anno il feudo di Diano apparteneva al demanio regio, avendolo Ladislao confiscato ai Sanseverino conti di Marsico, insieme con altre città e terre di loro dominio, per punirli di essere stati suoi nemici, cioè fautori degli Angioini di Provenza.

Per le sue poderose difese, Anto­nello scelse Castello Macchiaroli come ultimo baluardo. Nel 1497, rin­chiuso nel castello, sostenne l’assedio del re Federico d’Aragona, giunto col suo esercito a snidare il principe di Salerno, nuovamente ribellatosi. Per circa due mesi la rocca di Diano fu inespugnabile, anche grazie alla strenua difesa dei dianesi. Tuttavia, col sopraggiungere di un altro contingente militare al comando di Gonsalvo Fernandez de Cordoba, Antonello si arrese a onorevoli condizioni. Terminò così il periodo bellicoso del Castello di Diano. L’ultimo rampollo dei Sanseverino, l’inquieto Ferrante, venne travolto dalla politica antibaronale del viceré don Pietro di Toledo perdendo i suoi feudi e si estinse nel 1552.

Oggi, dopo importanti lavori di restauro che hanno reso possibile il ripristino dei suoi antichi camminamenti di guerra e di rivivere la maestosità delle sue torri, è stato arricchito negli arredi e nelle decorazioni con uno stile elegante e raffinato rendendolo una cornice per matrimoni e feste. 

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  • Col subentrare di nuovi feudatari, che si succedono a breve distanza di tempo, il Castello Macchiaroli muta il suo ruolo: passa da bellicosa fortezza sanseverinesca a tran­quilla residenza feudale, abitata quasi sempre da un gover­natore che cura gli interessi del barone, presiede il tribu­nale locale e sorveglia l’ordine pubblico. I restauri fatti eseguire da Giovanni Villano, terzo marchese di Polla e signore di Diano, certamente furono finalizzati al recupero della zona residenziale. 
  • Dal 1652 il Castello passa ai Calà, duchi di Diano, i quali lo tengono fino al 1801, anno in cui donna Brigida Calà sposa Vincenzo Schipani e gli trasmette il feudo, il titolo e il castello. Poi, con l’abolizione del sistema feu­dale decretata il 2 agosto del 1806 da Giuseppe Buonaparte, il Castello assume il nuovo e definitivo ruolo di re­sidenza privata.
  • Nel 1857 la parte nord occidentale venne acquistata dal teggianese Pasquale De Honestis che iniziò la trasformazione definitiva in edificio per abitazioni civili e fece erigere all’ingresso il portale neorinascimentale che oggi si vede. La parte sud orientale venne acquistata dai Macchiaroli, anch’essi teggianesi, ai quali il castello appartiene attualmente.
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