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TRASPORTI

  • AUTO

    Prendere l'autostrada A3 fino all'uscita di Battipaglia, proseguire lungo la SS18 Tirrena Inferiore fino al Museo


  • BUS

    Prendere gli autobus della linea RIAG da e per Ascea. Alla fermata proseguire a piedi per 30 minuti


  • TRENO

    Prendere un treno regionale in direzione Ascea e scendere alla fermata di Ascea. Raggiungere la destinazione in autobus o a piedi per 30 minuti

L'area archeologica di Velia

Velia è famosa per essere la patria della scuola di filosofia di Parmenide e Zenone. Oltre alla scuola eleatica, il sito archeologico di Velia narra ancora oggi la storia di una grande città della Magna Grecia con i suoi cittadini, la sua vita quotidiana, i suoi spazi pubblici e privati.

La fondazione risale circa al 540 a.C. ad opera degli abitanti di Focea, città dell’attuale Turchia, che lasciano la madrepatria perché assediati dai Persiani. Dopo un lungo viaggio a bordo di navi molto veloci, gli esuli arrivano nel mar Mediterraneo e si insediano nella baia a sud del golfo di Poseidonia, sulla costa del Cilento. La città è chiamata Hyele, dal nome di una sorgente, e poi Elea e Velia in età romana.

La città occupa una parte alta, l’acropoli, e i retrostanti pendii collinari ed è circondata da un ampio circuito di mura che segue il profilo naturale dei suoli. Al suo interno, lo spazio urbano si articola in tre quartieri distinti, ancora oggi visibili, messi in comunicazione tra loro da valloni, uno dei quali monumentalizzato dalla costruzione della straordinaria “Porta Rosa”, il più antico esempio di arco a tutto sesto d’Italia.

Una comunità di monaci basiliani costruiscono la piccola cappella dedicata a S. Quirino, nel corso dell’VIII sec. d.C., mentre una prima chiesa dedicata a S. Maria Odegitria, da monaci greci, è ricordata nel 950. Entrambi gli edifici sono inseriti all’interno di quella che sarà la cittadella normanna di cui la torre costituisce testimonianza magniloquente e che ancora oggi è simbolo e memoria di una storia millenaria.

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  • Sebbene le fonti dicano che la città resista ai Lucani e che mai perderà la sua “identità greca” si assiste comunque ad un progressivo inserimento di genti italiche incidendo sul tessuto sociale e sull’economia della città. Lo si vede dalla cultura materiale e, soprattutto, dalle fonti epigrafiche che registrano la presenza di nomi di origine non greca.
  • Agli inizi del III sec. a.C. risale il trattato tra Roma ed Elea in virtù del quale la città focea garantisce all’Urbe forniture di navi, navi che Roma utilizza nelle guerre puniche. Nell’88 a.C. Velia diventa municipio conservando però una forte autonomia. Può battere moneta e continuare ad utilizzare la lingua greca. Sempre nel I secolo a.C. ospita Bruto e Ottaviano. Sono tutte testimonianze, queste, che sottolineano una relazione di alleanza con Roma da cui Velia trae vantaggi economici e sociali. 
  • Nel 562 è sede vescovile. Al V sec. d.C. risale anche la tradizione del rinvenimento delle spoglie di San Matteo e della loro traslazione a Salerno. Successivi fenomeni alluvionali lentamente modificano la conformazione naturale della piana costiera e a Velia si registra un lento spostamento dell’abitato sull’acropoli. 
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Scorci e prospettive

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